“La domanda più insistente e urgente della vita è: “Cosa stai facendo per gli altri?” La risposta più incredibile ed immediata è stata: “Nulla, sono gli altri ad aiutare me” C’è un momento nella vita di ogni persona dedicata alla cura dove passare dall’altra parte diventa propedeutico allo studio di quella disciplina indisciplinata che è la vita. Noi curanti siamo gente strana, manipoliamo sofferenza, accarezziamo emozioni, infiliamo aghi e raccontiamo storie. E ce la cantiamo e ce la suoniamo. Ci formiamo e cresciamo nella consapevolezza che la missione di aiuto sia una specie di energia che trasuda da ogni nostro poro e quando quell’energia invece non c’è passiamo per freddi esecutori di metodiche e procedure, come se fosse facile amalgamare le competenze, il carattere, l’indole, la giornata di merda, il marito che ti fa dannare, il collega stronzo, un figlio che a diciotto anni ti muore per un cancro bastardo. Però sotto quella divisa nessuno vede quel che siamo e quel che viviamo, dobbiamo essere performanti, possibilmente sorridenti, di sicuro empatici che va sempre di moda. In una parola dobbiamo curare anche quando siamo noi ad aver bisogno di cure, anche mentre cerchiamo una vena e non troviamo pace. Questa illusione di essere necessari quando siamo tutti sostituibili, intercambiabili, pedine di un sistema salute che ci vuole efficienti e non sentimentali e mossi da buone prassi del cuore. Il sentimento ci ha fregati, quelli come noi intendo. Il cuore è due atri e due ventricoli, stop. Eppure il modo migliore di aiutare un uomo è permettergli di aiutarci, il miglior modo per assistere è lasciarci assistere e assorbire ogni volta quell’energia che ci ha cambiati nel tempo e ci ha fatto diventare come siamo, permeabili alle emozioni, alle storie che ascoltiamo ogni giorno. Siamo fatti così, diventeremo vecchi così sperando di incrociare un giorno, dentro un letto, due occhi magnifici che ci accarezzeranno l’anima mentre la mano ci infilerà l’ultima sonda da qualche parte. Dio e gli angeli non vengono pagati, anche se il loro è uno tra i lavori più usuranti. Agli infermieri non pagano neppure un sorriso se fatto in straordinario, ma lo straordinario è che noi lo facciamo comunque. Sempre. Mi alzo, faccio pipì, prendo un Diclofenac, il Lyrica e sono pronta a buttarmi nella mischia, nella centrifuga di un ospedale che mi strizza , mi candeggia per bene, mi stende e mi lascia stropicciata ogni volta. Dall’altra parte è peggio, ve lo assicuro. Ringrazio ogni giorno si essere tornata a essere un curante e non un curato”. Dal Bolg di Laura Binello
riflessioni di Monica:
Ci sono dei momenti dei periodi in cui ti rendi conto, ascoltandoti che le tue energie sono esaurite, stop finite , sparite! Il motivo Tutto e niente , forse hai semplicemente dato troppo , ti sei sdata, hai esagerato, forse il dolore fisico che ti accompagna h24 da mesi, anni ti ha sfinito e non lo sopporti più ;
forse quella maledetta e invisibile malattia ha preso il sopravvento e ti ha messo KO… ha vinto. Ma te , che sei una che mon ha mai mollato cerchi con tutte le forse di rimetterti in piedi …. hai troppo da fare, hai ancora troppo da dare agli altri per soccombere , hai da vivere e non da sopravvivere !
Pensi che forse un modo per farcela dopo la paura che ti sei presa, potrebbe essere quello di fermarti un attimo …. e pensi che te hai lo stesso diritto di ricevere attenzioni, aiuto e cura tanto quanto gli altri Allora ti rendi conto che nel complesso sei anche fortunata perche chi può curare una infermiera meglio di una brava infermiera? Forse nessuno ! Bene ORA è maturato il tempo in cui il anche il MIO tempo DEVE essere importante e ha bisogno di spazio tanto quanto quello che dedico, con passione agli altri ! Allora che succede? Semplicemente riparti, come hai sempre fatto, cerchi di domare quella maledetta compagna di vita invisibile, che poi di invisibile per chi ce l’ha non ha proprio niente , di invisibile ha il fatto che non ci viene neanche ancora riconosciuta e che i malati non sono tutelati affatto…. le ricerchi e trovi le energie per ripartire, sicuramente accompagnata da qualche pillola in più ma anche con la consapevolezza che essere generosi va bene, tanto di cappello ma….c’e un limite personale da RIconoscere e da RIspettare che non devi superare perché…. ANCHE UN PO’ MENO VA BENE UGUALE e che senza energie non puoi trasmettere nulla!
Monica Gonneli